attrezzi per psicomoptricità
NEUROPSICOMOTRICITÀ e riabilitazione bambini

La NEUROPSICOMOTRICITÀ è un insieme di pratiche terapeutiche che utilizzano come principale strumento il gioco ed il movimento per accompagnare ed aiutare i processi di sviluppo e le interazioni tra funzioni di ordine motorio, sensoriale, cognitivo e psichico durante l'età evolutiva.

La NEUROPSICOMOTRICITÀ si rivolge, per l'aspetto educativo-preventivo, ai bambini fino agli 8 anni circa.
Per il bambino costituisce un'esperienza di tipo corporeo, ma non solo; uno spazio di espressione delle proprie potenzialità e capacità (creative, comunicative, motorie, simboliche, ecc.) e di ricerca di nuove tappe da conquistare (sperimentazione, ideazione, realizzazione, trasformazione). Poiché la ricerca è già parte integrante del percorso di crescita dei bambini (esplorazione, sperimentazione, ecc.), non è necessario normalmente stimolare tale processo, ma è necessario permetterlo e sostenerlo, curando le condizioni materiali (spazio-temporali e strutturali) e affettivo-relazionali in cui esso avviene, facendo attenzione alla loro adeguatezza al livello di sviluppo del bambino. Laddove si manifestano difficoltà, si tratta di intervenire perché sia superato l'ostacolo e sia permesso il fluire del normale processo.
In ambito rieducativo la NEUROPSICOMOTRICITÀ è rivolta a bambini in età anche superiore agli 8 anni.

schema NEUROPSICOMOTRICITÀ

Alla base dell'intervento psicomotorio vi è la valutazione psicomotoria, basata sull'osservazione del comportamento spontaneo del bambino con l'ambiente psicomotorio e con l'integrazione di test specifici. Tale valutazione, in genere, si svolge in tre sedute in parallelo con la valutazione neuropsichiatrica. Dopo aver individuato il profilo globale del bambino, si fissa un incontro di restituzione con i genitori congiuntamente al neuropsichiatra infantile, per mettere a fuoco i punti di forza e di difficoltà del bambino ed, eventualmente, si propongono gli obiettivi del progetto riabilitativo. Alla fine viene redatta una relazione riassuntiva.
Al fine di un proficuo e continuo scambio di informazioni ed una continuità tra il lavoro svolto durante la terapia e negli altri ambienti frequentati dal bambino, è fondamentale la collaborazione della famiglia, della scuola e delle altre figure educative che ruotano attorno ai bambini stessi.
Le sedute hanno la durata di 45 minuti e possono avere cadenza settimanale o quindicinale a seconda del progetto riabilitativo; in alcuni casi può essere sufficiente un follow-up di monitoraggio.

La psicomotricità ha avuto origine in Francia e nel secondo dopo-guerra Julien de Ajuriaguerra ha posto le basi della psicomotricità contemporanea e della sua espansione in tutta Europa. In particolare, in Italia si seguiranno le orme di Lapierrè, Aucouturier e Le Boulch a partire dagli anni 70, anni in cui iniziò una formazione specifica per i terapisti, fino ad arrivare all'attuale corso di laurea in Terapia della Neuro e psicomotricità dell'età evolutiva (TNPEE).

L'osservazione psicomotoria mette in contatto con l'adattamento globale del bambino, puntando sin dall'inizio sugli interessi e sulle potenzialità del bambino, utilizzandolo come punto di partenza per attivare e consolidare un rapporto di fiducia reciproco. È il bambino stesso che attraverso il suo gioco spontaneo, la sua capacità di variare attività e schemi, il suo modo di investire il movimento globale e settoriale, la sua capacità attentiva, il modo di relazionarsi con l'osservatore e con gli altri rivela se la sua evoluzione è armonica oppure se vi è un disequilibrio che puoò ostacolare tale armonia.
Secondo il metodo di Bernard Aucouturier, la persona viene considerata in modo "globale", ovvero come stretta unione tra struttura somatica, affettiva e cognitiva, rispetta l'originalità del suo essere/agire, riconosce l'espressività psicomotoria come suo specifico modo di essere, che risente di tutta la storia affettiva, anche la più profonda, e investe tutti i parametri dell'ambiente (spazio, tempo, oggetti, persone). Non predilige quindi alcun settore di competenza, di sviluppo, di esperienza e di espressione della persona, bambino o adulto, considerandoli tutti di pari valore. Si occupa della relazione con l'altro, coetaneo e adulto, fornendo gli strumenti necessari per affrontarla positivamente, diversificandoli in rapporto all'età. È finalizzata ad accogliere e rispondere ai bisogni del bambino, aiutandolo nel suo normale percorso evolutivo oppure sostenendolo e riabilitandolo in situazioni di difficoltà. Favorisce lo sviluppo delle potenzialità espressive, creative e comunicative, riferite sia all'ambito motorio che a quello simbolico/cognitivo e affettivo/relazionale.
Aiutando il bambino ad affrontare le difficoltà, piccole o grandi, di un percorso complesso come quello della crescita, si intende favorire e conservare, o far ritrovare, quell'equilibrio armonico sul piano psicofisico e nel rapporto con gli altri e il mondo, che soggettivamente si identifica con lo stato di benessere. Individuare precocemente le difficoltà può permettere di cercare e fornire in tempo adeguato l'aiuto necessario; ciò può evitare il successivo disturbo.

schema NEUROPSICOMOTRICITÀ
La stanza di NEUROPSICOMOTRICITÀ è un ambiente preparato, positivo e stimolante che permette di evidenziare la capacità e il potenziale del bambino. Un grande ed accogliente spazio morbido con cuscini e materassi colorati, un angolo di lettura, un tavolino per i più piccoli ed uno per i più grandi, attrezzi per stimolare il movimento, tanti giochi da scoprire, tappeti dove creare e imparare sono parte fondamentale di questo spazio.
CHI (WHO) bambini con difficoltà neuropsicologiche, emotivo-relazionali, comportamentali e motorie
COSA (WHAT) progetto di prevenzione e riabilitazione per sviluppare funzioni cognitive, neurofunzionali, motorie, sociali ed emotive
DOVE (WHERE) in una struttura multidisciplinare
QUANDO (WHEN) avvio, frequenza e durata dipendono dal quadro clinico
PERCHE' (WHY) intervenire sulle proprie difficoltà al fine di colmarle o migliorarle e ottimizzare i propri punti di forza e le abilità future
  • ADHD
  • Disturbo evolutivo della coordinazione (DCD)
DISTURBO DELL'ATTENZIONE CON IPERATTIVITÀ
immagine ADHD

Mio figlio:

  • non presta cura ai dettagli
  • non mantiene l'attenzione per un tempo prolungato
  • non riesce ad evitare distrazioni in compiti poco interessanti
  • non riesce ad organizzare le sue attività
  • non presta cura ai dettagli
  • non riesce ad affrontare compiti lunghi
Forse ha un disturbo dell'attenzione?

Mio figlio:

  • si muove eccessivamente, anche in contesti non adeguati
  • sembra in continuo movimento
  • passa continuamente da un'attività all'altra
  • spara a caso le risposte
  • interrompe o è invadente nei confronti degli altri
  • non riesce ad aspettare il suo turno
Forse è iperattivo?

Il disturbo dell'attenzione con iperattività (ADHD) è un disturbo evolutivo dell'autoregolazione del comportamento che si manifesta in difficoltà nel mantenimento dell'attenzione (gestione dello sforzo cognitivo in genere), del controllo motorio e delle risposte impulsive. Può risultare difficile per il bambino gestirsi e spesso mette in difficoltà le persone circostanti (genitori, insegnanti, coetanei).
Spesso sono presenti:

  • scarso rendimento scolastico soprattutto nelle materie che richiedono organizzazione e sforzo (produzione e comprensione del testo, studio, matematica)
  • difficoltà nelle relazioni sociali sia con gli adulti che con i coetanei
  • scarsa autoregolazione delle emozioni e degli impulsi
  • bassa motivazione per l'esecuzione di attività che richiedono sforzo cognitivo.

Può essere associato a Disturbi specifici dell'apprendimento, Disturbo oppositivo-provocatorio, Disturbo della condotta e Disturbi d'ansia/depressione.
L'ambiente gioca un ruolo importantissimo. Infatti la situazione del bambino può migliorare se:

  • gli si insegna a rispettare le regole (poche, comprese e condivise)
  • chi lo educa ha un atteggiamento riflessivo, calmo e coerente
  • gli si insegna a saper attendere
  • gli educatori premiano la sua accuratezza nei lavori piuttosto che la velocità
L'intervento più efficace coinvolge in un lavoro integrato il bambino, la famiglia e la scuola.
Fondamentale è condurre la famiglia e la scuola a interpretare nello stesso modo il comportamento del bambino.
Il Disturbo evolutivo della coordinazione è caratterizzato (DCD) da una difficoltà significativa nell'acquisizione e nelle competenze legate alle attività grosso e fine motorie.
La diagnosi può essere posta da un medico che deve valutare: 1. che i problemi di movimenti non siano dovuti a disturbi fisici, neurologici o comportamentali; 2. se siano presenti disturbi associati. Le caratteristiche dei bambini con DCD, comunque, si evidenziano perché le difficoltà motorie interferiscono con le capacità di apprendimento o con le attività della vita quotidiana (per es., vestirsi, giocare in cortile, scrittura, attività sportive).

Nella descrizione dei bambini con DCD è importante riconoscere che questi formano un gruppo molto vario. Alcuni bambini possono presentare difficoltà in varie aree mentre altri possono avere difficoltà solo in alcune attività specifiche. Queste sono le caratteristiche più comuni che possono essere osservate nei bambini con DCD.

Caratteristiche fisiche:
  1. può sembrare impacciato o goffo nei movimenti, può andare a sbattere, rovesciare o rompere oggetti;
  2. può evidenziare difficoltà nei compiti grosso-motori (che coinvolgono l'intero corpo), nei compiti motori fini (utilizzo delle mani) o in entrambi;
  3. può presentare un ritardo nello sviluppo di alcune abilità motorie quali l'utilizzo del triciclo o della bicicletta, il lancio della palla, l'utilizzo di coltello e forchetta, la chiusura dei bottoni e nella riproduzione grafica;
  4. può mostrare una grande differenza tra le proprie capacità motorie e le proprie capacità in altre aree. Per esempio, le competenze cognitive o linguistiche possono essere adeguate mentre le abilità motorie sono in ritardo;
  5. può avere difficoltà nell'acquisizione di nuove competenze motorie;
  6. può avere molte difficoltà nelle attività che richiedono costanti variazioni nella posizione del corpo o nell'adattamento alle variazioni ambientali (per es., baseball, tennis o salto della corda);
  7. può trovare difficoltà nelle attività che richiedono la coordinazione di varie parti del corpo (per es., tagliare con le forbici, salto in lungo, utilizzare una mazza da baseball o da ping pong, o maneggiare una mazza da hockey);
  8. può evidenziare uno scarso equilibrio e/o può evitare le attività che richiedono equilibrio;
  9. può manifestare difficoltà nel disegno o nella scrittura.

Caratteristiche emotive/comportamentali:
  1. può sembrare disinteressato o evitare particolari attivit à, specialmente quelle che richiedono una prestazione fisica. Per un bambino con DCD, le attività motorie sono molto difficili e richiedono molto sforzo. I ripetuti fallimenti possono condurre il bambino ad evitare la partecipazione a giochi motori;
  2. può evidenziare problemi emotivi secondari quali una bassa tolleranza alla frustrazione, diminuita autostima, e perdita di motivazione dovuti alle difficoltà relative allo svolgimento delle attività che sono richieste in tutti gli aspetti della vita quotidiana;
  3. può evitare la socializzazione con i coetanei, soprattutto nei giochi. Alcuni bambini giocano con i bambini più piccoli;
  4. può sembrare insoddisfatto dei propri risultati (per es., cancella quello che ha scritto, è insoddisfatto dei risultati nelle attività motorie);
  5. può mostrare resistenze ai cambiamenti nella propria routine o nell'ambiente. Se il bambino ha sperimentato una certa quantità di fatica nel pianificare un'attività, ogni piccola variazione in essa può essere vissuto come una grave difficoltà.

Altre caratteristiche comuni:
  1. può presentare difficoltà nel bilanciare la velocità con l'accuratezza. Ad esempio, la scrittura può essere molto precisa ma estremamente lenta;
  2. può presentare difficoltà con alcune materie quali matematica, grammatica o compiti di scrittura che richiedono una scrittura accurata e organizzata sulla pagina;
  3. può presentare difficoltà con le attività della vita quotidiana (ad es., vestirsi, utilizzare coltello e forchetta, allacciare i vestiti, allacciare le stringhe delle scarpe, allacciare bottoni e cerniere, ecc.)
  4. può presentare difficoltà nel completare le attività entro un tempo adeguato. Se le attività richiedono molto sforzo, i bambini possono maggiormente rischiare di distrarsi e possono essere frustrati con un'attività che dovrebbe essere lineare;
  5. può presentare difficoltà generali nell'organizzare il proprio banco, armadietto, compito a casa o anche lo spazio sulla pagina.

Il DCD colpisce il 5-6% dei bambini in età scolare e tende ad essere più frequente nei maschi. Può manifestarsi in associazione con altri disturbi dell'apprendimento, del linguaggio e/o dell'attenzione.