I comportamenti dei bambini talvolta preoccupano o disorientano i loro genitori: "Di cosa ha bisogno? Perche´ si comporta così? Come posso aiutarlo?"
L'incontro con il neuropsichiatra infantile può aiutare a comprendere se quanto viene osservato è una difficoltà che può richiedere un aiuto specialistico o se semplicemente può essere superata con alcune indicazioni e attenzioni educative per il sostegno dello sviluppo infantile.

La neuropsichiatria infantile (o NPI) è una branca specialistica della medicina che si occupa dello sviluppo neuropsichico e dei suoi disturbi, neurologici e psichici, nell'età fra 0 e 18 anni.
Vari sono gli ambiti di intervento: dal ritardo psicomotorio al ritardo di linguaggio, dalle difficoltà nello sviluppo della coordinazione motoria al disturbo dell'apprendimento, dal ritardo mentale al disturbo emotivo dell'infanzia.

I genitori, dal canto loro, portano alcune difficoltà, tra cui:

  1. difficoltà emotive (paure ed ansie, difficoltà di separazione dalle figure di riferimento, inibizione motoria, tono dell'umore abbassato)
  2. difficoltà di attenzione e concentrazione
  3. difficoltà nell'addormentamento e nel sonno
  4. difficoltà nell'alimentazione
  5. difficoltà nel controllo degli sfinteri
  6. difficoltà nella comunicazione
  7. difficoltà/problematiche relazionali (relazioni complesse con i coetanei, isolamento, bullismo)
  8. difficoltà scolastiche

La valutazione neuropsicologica dello sviluppo è un processo diagnostico mirato alla rilevazione e alla misurazione del funzionamento delle abilità cognitive ed emotivo/comportamentali e delle abilità specifiche.

La valutazione si articola in più fasi:

  1. colloquio anamnestico che permette di raccogliere le principali informazioni sulla vita e sullo sviluppo del bambino e sul suo stato attuale;
  2. valutazione del bambino mediante l'osservazione, il colloquio e la somministrazione di prove strutturate;
  3. lavoro in équipe con altre figure professionali che aiutano a rendere il campo diagnostico più funzionale;
  4. colloquio finale di restituzione alla famiglia dove si forniscono i dati relativi alla valutazione e si propongono strategie funzionali di intervento.
  • NPI questo sconosciuto
  • Adolescenza......
  • Disturbo evolutivo della coordinazione (DCD)
  • Orientamento scolastico
La Neuropsichiatria Infantile, nata nel secondo dopoguerra come subspecializzazione della neuropsichiatria (Clinica delle malattie nervose e mentali), in Italia è rimasta unificata, mentre altrove ha seguito le vicende del settore adulti, che negli anni '70 ha iniziato a suddividersi in psichiatria e neurologia.
Come per il campo della psichiatria generale, diverse correnti di pensiero hanno attraversato la neuropsichiatria infantile, influenzando nel corso di vari decenni gli orientamenti di base e le impostazioni scientifiche e metodologiche prevalenti. Si sono succedute così “idee dominanti” e diversi modelli di intervento (psicodinamici, biologicisti, cognitivo-comportamentali, etc.).
A partire dagli anni '70, lo sviluppo di approcci più recenti in psichiatria (che portarono alla chiusura dei manicomi e alla riorganizzazione dei servizi sul territorio), è corrisposto nel settore infanzia e adolescenza un movimento per l'integrazione nelle scuole, in classi normali, dei soggetti variamente disabili, che prima erano inseriti invece in classi speciali o istituti speciali, detti differenziali, come avviene tuttora in alcuni altri paesi del mondo occidentale (Legge 104 del 1992 sui diritti delle persone portatrici di handicap). Questo ha influenzato fortemente l'operatività dei neuropsichiatri infantili in un lavoro strettamente collegato con le scuole e in stretta collaborazione con professionalità non mediche, quali quelle degli psicologi, logopedisti, psicomotricisti, educatori, oltre che degli insegnanti curricolari e di sostegno.
Tradizionalmente in Italia il neuropsichiatra infantile è il referente per lo sviluppo linguistico e psicomotorio e le loro difficoltà, e contribuisce alle valutazioni ed interventi nelle condizioni di disabilità neuropsichiatrica in età evolutiva. In tale contesto ha anche un ruolo di consulente per le scuole e, assieme al pediatra, di referente per le famiglie per i problemi medici connessi alle difficoltà del neurosviluppo. Nell'ambito delle équipe, cioè del gruppo di operatori di diversa professionalità in cui tradizionalmente si svolge l'attività di gestione delle difficoltà di sviluppo infantili, può avere un ruolo di coordinamento clinico dei diversi interventi, per una loro gestione integrata.
L'adolescenza è quel periodo della vita che va dalla pubertà all'età adulta, caratterizzato da profonde fumetto adolescenza trasformazioni, fisiche, psicologiche e relazionali. E' un periodo di ricerca, sia interiore, per scoprire chi si è, sia esteriore, per cercare il proprio posto nel mondo.
A rendere necessaria, e agitata, la ricerca contribuiscono diversi fattori:
  1. cambiamenti ormonali che provocano la rapida crescita del corpo e la maturazione sessuale dell'adolescente;
  2. maturazione intellettiva, acquisizione delle capacità di ragionamento astratto, della logica ipotetico-deduttiva, della capacità riflessiva;
  3. maturazione affettiva, accettazione della propria identità sessuale, acquisizione di una indipendenza emotiva dalla famiglia di origine, consapevolezza di essere un individuo capace di amare e degno di essere amato, ricerca della persona con cui condividere intimità e amore, sviluppo della capacità empatica, accettazione della complessità e talvolta dell'ambivalenza dell'emotività umana.

CARATTERISTICHE ADOLESCENZIALI
  • grande variabilità nell'umore
  • manifestazioni di opposizione
  • contraddizioni di ogni genere
  • impulsività: l'adolescente vuole tutto e subito, "agisce prima di pensare", fa fatica a valutare attentamente le conseguenze delle sue azioni
  • instabilità
  • esibizionismo: allo scopo di verificare, nella reazione degli altri, se e come questa nuova identità stia emergendo. Indossare un particolare vestito o un paio di scarpe, avere i capelli di un certo colore e pettinati in un determinato modo, portare l'orecchino o farsi un tatuaggio, sono tutti comportamenti che puntellano la propria fragilità personale, provocando la reazione degli altri. Ai suoi occhi, infatti, è meglio essere additato, criticato, biasimato, al limite anche deriso, piuttosto che sembrare invisibile o insignificante. Quando tali atteggiamenti esibizionistici non superano i limiti determinato dalle regole sociali, vanno, dagli adulti, compresi nelle loro finalità evolutive e accettati, stando attenti a non incoraggiarli. E' opportuno confrontarsi con l'adolescente sul loro significato e magari proporgli, senza però imporgli, valide alternative
  • trasgressione: l'abbigliamento è una "seconda pelle", stabilisce il confine tra il dentro e il fuori, separa ciò che può essere visto da ciò che vuole essere tenuto nascosto. Esso è anche un'espressione di sé, del proprio modo di essere, dei propri gusti e della propria “appartenenza sociale”. Alla ricerca di una propria stabile identità, l'adolescente adotta l'identità sociale, lo stile, del gruppo di appartenenza
  • comunicazione: non serve solo a scambiare opinioni ed emozioni ma anche a delimitare il proprio territorio, a definire chi fa parte, e chi no, del proprio mondo. Parlare con qualcuno significa accettarlo come interlocutore, riconoscerlo come simile, condividere qualcosa con lui, mentre ignorarlo o rifiutarsi di parlargli significa evidenziare una diversità e una distanza ritenute insuperabili. La comunicazione verbale è riservata quali esclusivamente ai coetanei (bollette telefoniche!), mentre quella non verbale, il dire attraverso il fare, il comportamento è maggiormente utilizzata nel rapporto con gli adulti. Il linguaggio adolescenziale è particolare, una specie di codice segreto, ricco di espressioni gergali e di neologismi che aumentano il loro senso di appartenenza al gruppo e di esclusione dagli altri. Abbondano le "parolacce", con le quali essi manifestano anche la loro aggressività e il senso di ribellione
  • il suo regno, la cameretta
    La situazione diventa davvero problematica quando i genitori si accorgono che dietro a tutte queste manifestazioni della “crisi adolescenziale” si nasconde un più profondo disagio. Un arresto del processo di individuazione e personalizzazione, l'utilizzo e la dipendenza da sostanze, disturbi del comportamento alimentare, disturbi della condotta, ritiro sociale e isolamento, fobie, difficoltà scolastiche possono essere alcune delle manifestazioni di tale disagio.

Il Disturbo evolutivo della coordinazione è caratterizzato (DCD) da una difficoltà significativa nell'acquisizione e nelle competenze legate alle attività grosso e fine motorie.
La diagnosi può essere posta da un medico che deve valutare: 1. che i problemi di movimenti non siano dovuti a disturbi fisici, neurologici o comportamentali; 2. se siano presenti disturbi associati. Le caratteristiche dei bambini con DCD, comunque, si evidenziano perché le difficoltà motorie interferiscono con le capacità di apprendimento o con le attività della vita quotidiana (per es., vestirsi, giocare in cortile, scrittura, attività sportive).

Nella descrizione dei bambini con DCD è importante riconoscere che questi formano un gruppo molto vario. Alcuni bambini possono presentare difficoltà in varie aree mentre altri possono avere difficoltà solo in alcune attività specifiche. Queste sono le caratteristiche più comuni che possono essere osservate nei bambini con DCD.

Caratteristiche fisiche:
  1. può sembrare impacciato o goffo nei movimenti, può andare a sbattere, rovesciare o rompere oggetti;
  2. può evidenziare difficoltà nei compiti grosso-motori (che coinvolgono l'intero corpo), nei compiti motori fini (utilizzo delle mani) o in entrambi;
  3. può presentare un ritardo nello sviluppo di alcune abilità motorie quali l'utilizzo del triciclo o della bicicletta, il lancio della palla, l'utilizzo di coltello e forchetta, la chiusura dei bottoni e nella riproduzione grafica;
  4. può mostrare una grande differenza tra le proprie capacità motorie e le proprie capacità in altre aree. Per esempio, le competenze cognitive o linguistiche possono essere adeguate mentre le abilità motorie sono in ritardo;
  5. può avere difficoltà nell'acquisizione di nuove competenze motorie;
  6. può avere molte difficoltà nelle attività che richiedono costanti variazioni nella posizione del corpo o nell'adattamento alle variazioni ambientali (per es., baseball, tennis o salto della corda);
  7. può trovare difficoltà nelle attività che richiedono la coordinazione di varie parti del corpo (per es., tagliare con le forbici, salto in lungo, utilizzare una mazza da baseball o da ping pong, o maneggiare una mazza da hockey);
  8. può evidenziare uno scarso equilibrio e/o può evitare le attività che richiedono equilibrio;
  9. può manifestare difficoltà nel disegno o nella scrittura.

Caratteristiche emotive/comportamentali:
  1. può sembrare disinteressato o evitare particolari attività, specialmente quelle che richiedono una prestazione fisica. Per un bambino con DCD, le attività motorie sono molto difficili e richiedono molto sforzo. I ripetuti fallimenti possono condurre il bambino ad evitare la partecipazione a giochi motori;
  2. può evidenziare problemi emotivi secondari quali una bassa tolleranza alla frustrazione, diminuita autostima, e perdita di motivazione dovuti alle difficoltà relative allo svolgimento delle attività che sono richieste in tutti gli aspetti della vita quotidiana;
  3. può evitare la socializzazione con i coetanei, soprattutto nei giochi. Alcuni bambini giocano con i bambini più piccoli;
  4. può sembrare insoddisfatto dei propri risultati (per es., cancella quello che ha scritto, è insoddisfatto dei risultati nelle attività motorie);
  5. può mostrare resistenze ai cambiamenti nella propria routine o nell'ambiente. Se il bambino ha sperimentato una certa quantità di fatica nel pianificare un'attività, ogni piccola variazione in essa può essere vissuto come una grave difficoltà.
Altre caratteristiche comuni:
  1. può presentare difficoltà nel bilanciare la velocità con l'accuratezza. Ad esempio, la scrittura può essere molto precisa ma estremamente lenta;
  2. può presentare difficoltà con alcune materie quali matematica, grammatica o compiti di scrittura che richiedono una scrittura accurata e organizzata sulla pagina;
  3. può presentare difficoltà con le attività della vita quotidiana (ad es., vestirsi, utilizzare coltello e forchetta, allacciare i vestiti, allacciare le stringhe delle scarpe, allacciare bottoni e cerniere, ecc.)
  4. può presentare difficoltà nel completare le attività entro un tempo adeguato. Se le attività richiedono molto sforzo, i bambini possono maggiormente rischiare di distrarsi e possono essere frustrati con un'attività che dovrebbe essere lineare;
  5. può presentare difficoltà generali nell'organizzare il proprio banco, armadietto, compito a casa o anche lo spazio sulla pagina.

Il DCD colpisce il 5-6% dei bambini in età scolare e tende ad essere più frequente nei maschi. Può manifestarsi in associazione con altri disturbi dell'apprendimento, del linguaggio e/o dell'attenzione.
L'orientamento è il modo, l'atto e l'effetto dell'orientare e dell'orientarsi. L'orientamento scolastico ha lo scopo di promuovere e far crescere il soggetto verso la libertà, la maturità e la responsabilità decisionale, nella piena coscienza di sé e dei suoi fini individuali e sociali. Quanto è difficile, però, per un ragazzo/a alla fine della scuola secondaria di I grado scegliere la scuola di grado superiore!!
L'orientamento aiuta il singolo nella scelta con un programma di facilitazione della conoscenza del sé e della realtà e uno sviluppo della competenza decisionale.
Gli obiettivi dell'orientamento scolastico sono:
  • acquisire consapevolezza sull'importanza del conoscere sé stessi, le proprie attitudini a livello scolastico ed extrascolastico e le attività che creano maggiori difficoltà;
  • distinguere i vari percorsi di scuola superiore in base alla tipologia di cultura preminente che trasmettono, alla tipologia di preparazione (più pratica o più teorica), al titolo di studio, alla sua spendibilità nel mondo del lavoro e all'ubicazione;
  • saper distinguere tra scelte reali e condizionamenti di tipo affettivo e ambientale.
L'orientamento scolastico consiste in due incontri con il Neuropsichiatra Infantile.
Durante il primo incontro si valutano le competenze cognitive ed emotive di base. Nel secondo incontro si valuta, mediante l'utilizzo di appositi strumenti, l'autostima e l'interesse e l'investimento del ragazzo sull'ambito scolastico. Infine, vengono utilizzate apposite schede di orientamento per valutare gli interessi personali.